sabato 6 aprile 2013

Internazionalizzazione. Parola d'ordine per le PMI Italiane per uscire dalla crisi.

Le previsioni contenute nel Rapporto Unioncamere tracciano un quadro pessimistico della situazione economica italiana: come al solito quest’anno il Pil calerà i posti di lavoro diminuiranno come d'altronde caleranno anche i consumi delle famiglie.

L’internazionalizzazione e l’export diventano quindi da opportunità un vero e proprio “must” per le imprese che intendono tornare o continuare a crescere.
Le ragioni che storicamente hanno spinto numerose imprese italiane a percorrere le due strade dell’export e della delocalizzazione sono l’abbattimento dei costi e la penetrazione di nuovi mercati.

Dalle ultime indagini sulle aziende operanti all'estero da più di 10 anni, il 93% ricerca nuovi clienti fuori dall'Italia attraverso l’export, mentre il 23% si sposta su mercati oltre confine principalmente per ridurre i costi di produzione. Una percentuale di Pmi, dunque, si delocalizza solo per la fase della produzione“. (fonte pmi.it)
Ma proviamo a questo punto a tracciare tre semplici linee guida da seguire per avere successo oltreconfine.
Il punto di partenza è sempre la comprensione del mercato in cui si vuole investire, i competitors, i clienti che si incontreranno e il contesto culturale e sociale. Questo puo' avvenire sia attraverso strumenti di intelligence sia attraverso contatti diretti.
Ma questo oggi non è più sufficiente. Gli obiettivi strategici per implementare strategie di internazionalizzazione di successo sono fondamentalmente tre. Le PMI che intraprendono percorsi di successo:
  1. adottano nuovi comportamenti di business in grado di migliorare le risorse disponibili, sia quelle tangibili che, soprattutto, quelle intangibili (Prof. Enzo Rullani);
  2. si aprono a collaborazioni con altri operatori lungo l’intera supply chain dell’impresa (Prof. Gianni Lorenzoni);
  3. adottano di un approccio interculturale (Prof. Simone Guercini).
Attenzione però. Non è tutto oro quello che luccica. Andare all'estero costituisce ancora un passo non facile per la maggior parte delle piccole imprese che non dispongono delle risorse finanziarie e dei contatti che potrebbero informarle sull'esistenza di adeguate opportunità di affari, di possibili soci o di potenziali aperture sui mercati esteri.

La crescita dell’export e l’espansione della base imprenditoriale che stabilmente opera sui mercati internazionali risulta frenata dalla modesta dimensione aziendale“, afferma Unioncamere che addita in una “dimensione non adeguata” la principale barriera all'export delle Pmi. Ad indicare come questo sia l’ostacolo maggiore a una espansione sui mercati internazionali, 4 imprese manifatturiere non esportatrici, su 10″. (via adnkronos.com) “
Come sempre a problema c'è soluzione e la soluzione nel caso della ridotta dimensione delle imprese italiane sarebbe identificabile in due concetti molto importanti e sempre più alla ribalta negli ultimi anni: quello della rete di imprese e quello del consorzio (approfondiremo l'argomento successivamente in un altro articolo).
Anche le istituzioni e le banche hanno capito che, per le imprese italiane, l'apertura a mercati diversi da quello locale è divenuta condizione imprescindibile per sopravvivere e da qualche anno a questa parte hanno potenziato la gamma di agevolazioni e finanziamenti rivolti alle imprese che volessero investire all'estero, come:
  • i crediti di finanziamento all'esportazione
  • le missioni commerciali
  • le fiere commerciali congiunte
In conclusione sottolineo un concetto molto importante. Non vi buttate a capofitto nell'export senza avere elaborato una strategia, perchè quella che all'inizio può sembrare una grossa opportunità, si potrebbe rivelare al contrario un problema in più da affrontare.



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